Il test di Cooper

UN METODO PRATICO PER CALCOLARE LA SOGLIA ANAEROBICA


Per stabilire i ritmi con cui eseguire i propri allenamente è indispensabile conoscere il valore della propria soglia anaerobica. Esistono vari metodi per eseguire il test per trovare questa grandezza. Quello che fornisce il risultato più attendibile da un punto di vista scientifico è il test di Conconi.

Il test si esegue mediante una prova da sforzo incrementale di tipo massimale che metta in relazione la frequenza cardiaca con la velocità. 
Dopo un adeguato riscaldamento, l'atleta, deve eseguire una prova possibilmente in pista, partendo da una velocità bassa, ed incrementando tale velocita dopo ogni tratto di 100 o 200 metri, rilevando dopo ogni tratto, tramite cardiofrequenzimetro, la velocità e la frequenza cardiaca. La prova ha termine allorchè pur aumentando la velocità la frequenza cardiaca non aumenta più.

Quste coppie di valori vanno riportate su di un grafico cartesiano con in ascissa la velocità ed in ordinata la frequenza cardiaca.
Come si può notare il grafico ha una andatura lineare fino au un punto di flesso. Quel punto rappresenta la velocità di soglia anaerobica e la frequenza cardiaca massima per quell'atleta.

In base a questi valori si possono impostare i ritmi di allenamento come evidenziati nella tabella seguente:

Il test di Conconi è purtroppo un test abbastanza complicato da eseguire. Se non si possiede un cardiofrequenzimetro, ma un semplice cronometro, è possibile eseguire un test ideato da Kennet Cooper.
Questo test consiste, dopo aver effettuato un adeguato riscaldamento, nel correre per 12 minuti, al ritmo più costante possibile, e, su terreno pianeggiante, e vedere allo scoccare del 12° minuto, quanti metri sono stati percorsi.
Nella figura seguente viene riportata per ogni distanza percorsa il valore della soglia ed il tempo proposto per l'esecuzione di ripetute di 1000m

Il test di Cooper, in effetti, non può essere considerato un vero e proprio test per determinare la soglia anaerobica, ma è piuttosto un mezzo per la determinazione dello stato di forma di un atleta come si può vedere dai dati riportati nella tabella seguente.

In realtà esiste un dato molto pratico che consente di avere un'idea piuttosto esatta della velocità della soglia anaerobica. Si tratta della velocità media tenuta quando si compie, in condizioni agonistiche, una corsa che dura alcune decine di minuti o, in chi è ben allenato, un'ora. Se, dunque, si impiega un tempo fra i 50 minuti e l'ora in una gara su strada ben misurata e senza evidenti saliscendi, nel corso della quale si è riusciti a tenere un ritmo abbastanza uniforme, e si calcola che, per esempio, se si è tenuta una velocità media di 12 chilometri l'ora, vuol dire che la velocità della soglia anaerobica è proprio attorno ai 12 km/h. Se la velocità tenuta è di 13 km/h, la soglia è di 13; e così via.

Ci sono delle situazioni nelle quali, però, non c'è l'occasione di fare una prova del genere, oppure non la si può proprio fare. Se, per esempio, ci riferiamo ad un mezzofondista che fa gare su pista fino ai 5000 metri, è molto difficile che partecipi a gare su strada lunghe il doppio o il triplo di quello che fa di solito. Si potrebbe, quindi, avere il desiderio di un dato che dia una conferma di quanto detto sopra.

Vari anni fa, il Dott. Enrico Arcelli propose un test che chiunque avrebbe potuto eseguire da solo. E' sufficiente disporre di una pista (ma può anche andare bene un tratto su strada in piano e ben misurato). Tale test consiste nel correre nel tempo migliore di cui si è capaci (dunque con il massimo dell'impegno e con una distribuzione uniforme dello sforzo), in due giorni differenti, ma non tanto lontani l'uno dall'altro (per esempio nel giro di tre-quattro giorni), i 2000 e i 3000 metri.

A questo punto, con i tempi impiegati su queste due distanze, è possibile conoscere la velocità di soglia anaerobica. Una volta corse le due distanze, si devono esprimere in secondi i tempi impiegati. Si applica poi questa formula:

lunghezza della distanza maggiore (3000 m) - lunghezza della distanza minore (2000 m)
_____________________________________________

tempo sui 3000 m - tempo sui 2000 metri

Se, per esempio, si fossero corsi i 2000m in 8'37" (8X60+37)=517" e i 3000m in 13'11" (13X60+11)=791"  si ha:

3000m - 2000m
            ______________________________ = 3,64 min/sec

791" - 517"

Quella ricavata può essere definita "velocità critica" e corrisponde piuttosto bene alla soglia anaerobica. E' espressa in metri al secondo; se si vuole trasformarla in chilometri all'ora, si deve moltiplicare per 3,6 il valore ricavato. Nel nostro caso si ha: 3,64 x 3,6 = 13,139 km/h.

Arcelli aveva potuto constatare che questo era vero in un numero esiguo di corridori. Ma, qualche anno dopo, nel 2000, due studiosi che fanno capo all'Università di Lione, Gian Nicola Bisciotti e Jean Marcel Sagnol, hanno potuto dimostrare su un gruppo di atleti che c'era una coincidenza fra il valore di velocità della soglia anaerobica quando era valutata con le prove di 2000 e di 3000 metri e quella, invece, che era misurata con metodiche di laboratorio. Il nome del BAS test deriva proprio dalle iniziali dei tre cognomi, Bisciotti, Arcelli e Sagnol.

Anche se in questa maniera si trova un valore con ben tre o più decimali dopo la virgola, va tenuto presente che il dato che si ricava è pur sempre un po' approssimativo e va sempre preso con buon senso.

Affinchè il test sia attendibile è necessario che la velocità media con cui si corrono i 2000m sia superiore alla velocità media con cui si corrono i 3000m. A volte succede il contrario e questo è il principale degli errori che si possono commettere quando si compie il BAS test.

Fonte:
www.mariomoretti.it
Bibliografia:
Simone Diamantini - Allenarsi a correre Ediz. Elika Editrice.
Enrico Arcelli - Il nuovo correre è bello Sperling & Kupfer Editori MILANO

Il metodo Run Walk Run: Camminare migliora la tua Corsa

Il metodo Run Walk Run: Camminare migliora la tua Corsa

Oggi voglio approfondire assieme a te uno dei metodi di allenamento più efficaci in circolazione: il metodo “Run Walk Run” ossia “Corri Cammina Corri”. 
Capiamo assieme quali sono i principi cardine di questo metodo, come applicarlo nel migliore dei modi e, soprattutto, se è adatto solo per chi inizia o se porta benefici anche ad atleti o runner più esperti!



La Storia

Partiamo innanzitutto dalle sue origini: il metodo di allenamento Run Walk Run (RWR), è stato portato alla ribalta a partire dagli anni ’80 da Jeff Galloway, ex atleta olimpico e coach di riferimento in America.

Il suo obiettivo iniziale era portare a correre chi non lo avesse ancora fatto, pensando ad esempio a tutte quelle persone tipicamente sedentarie che preferiscono il divano alla maratona.
Ben presto ci si accorse che in realtà tale metodologia poteva essere applicata con successo anche con atleti più esperti per aumentarne la performance.

Ma ciò che Galloway divulgò non è altro che una modernizzazione di una strategia utilizzata dall’essere umano fin dall’antichità: infatti sia durante le battute di caccia, che nel corso dei loro lunghi spostamenti, i nostri antenati alternavano abitualmente tratti di corsa a frazioni di cammino per riuscire a coprire maggiori distanze.

I Vantaggi

Tra i principali vantaggi riscontrati in questa metodologia di allenamento troviamo:

- alternare corsa e camminata permette a muscoli e tendini di affaticarsi più lentamente permettendoci di coprire una distanza maggiore;
- la fatica diminuisce sensibilmente, poiché il livello di sforzo viene mantenuto entro a limiti accettabili;
- i tempi di recupero tra un allenamento e l’altro si riducono, consentendo di evitare l’overtraining;
dividendo la corsa in intervalli, la distanza diventa mentalmente più gestibile;
- il rischio di incorrere in infortuni si abbassa, poiché viene ridotto lo stress sui “weak link”, ossia le nostre parti più delicate (pensiamo ad esempio un muscolo post-infortunio o durante un periodo di transizione/riabilitazione).

Come applicare il metodo RWR

Sia che tu voglia iniziare a correre o sia già un runner esperto, questa metodologia di allenamento è quindi davvero preziosa: scopriamo assieme come applicarla nel modo più efficace.

RWR per Runner Principianti


Il RWR è sicuramente la migliore metodologia di allenamento per chi vuole iniziare a correre in maniera sostenibile. Infatti uno dei principali “scogli” per chi inizia è quello di percepire la corsa come uno sforzo troppo faticoso e, molto spesso, se si prova fin da subito a correre di continuo fino allo sfinimento fisico, si ha la conferma di tale timore.

Ma come diciamo spesso noi di Correre Naturale: “la corsa non dovrebbe essere sinonimo di dolore, infortuni e frustrazione, ma di salute, benessere e vigore”.

E quindi, per favorire il benessere psico-fisico durante la corsa, il metodo RWR ci viene in aiuto.

CONSIGLI DI APPLICAZIONE

Se ti stai avvicinando ora alla corsa, ti consigliamo proprio di spezzare i tuoi allenamenti di corsa inserendo tratti di camminata e, visto che il livello di ognuno è diverso e individuale, per identificare gli intervalli più adatti a te ti consigliamo di:

interrompere l’intervallo di corsa prima di sentirti troppo affaticato;
camminare fin quando non senti di aver recuperato dall’intervallo di corsa precedente.
Non preoccuparti se durante le prime uscite gli intervalli di camminata avranno una durata superiore a quelli di corsa! A volte persone che alleniamo iniziano con intervalli di 5’ cammino e 30” corsa, per poi progredire gradualmente e in modo sostenibile nel tempo.
Vedrai che, se applicherai la metodologia con costanza, in breve tempo riuscirai a ottenere degli ottimi risultati e apprezzerai sempre di più la corsa, godendo appieno di tutti i benefici che comporta!


RWR per Runner Avanzati


Anche se sembra meno intuitivo, il RWR è un’ottima metodologia di allenamento anche per chi è già in grado di correre con continuità lunghe distanze! Anzi, ti voglio svelare un segreto: il RWR viene utilizzato sempre più spesso anche da atleti professionisti!

Capita spesso purtroppo che i runners più allenati evitino di inserire tratti di camminata nei loro allenamenti per 2 ragioni principali: la prima riguarda il loro ego, non vogliono farsi infatti vedere “camminare” durante i loro allenamenti; la seconda è legata alla convinzione che “maggior fatica” equivalga a “miglior allenamento” e quindi, secondo questa visione, camminare sarebbe solo uno spreco di tempo, rovinerebbe l’allenamento.

Se anche tu sei un runner avanzato, voglio rassicurarti: camminare durante l’allenamento non è segno di debolezza, ma se usato in modo mirato e consapevole è un metodo di allenamento efficace e intelligente.

CONSIGLI DI APPLICAZIONE

Quindi, se vuoi migliorare, lascia da parte l’ego e utilizza questa metodologia durante i tuoi allenamenti in questo modo:

durante gli allenamenti più lunghi, inserisci delle frazioni di camminata di 1-2 minuti, cosi da permettere ai tuoi muscoli e tendini di recuperare, e al sistema nervoso di “resettare” il tuo stile di corsa, nel caso in cui durante lo sforzo tu ti sia irrigidito o abbia enfatizzato i tuoi principali difetti nella corsa;
inserire tratti di cammino anche durante i lavori più intensi ti permette di arrivare a fine allenamento senza aver stressato troppo tendini e muscolatura, cosi che tu possa recuperare più rapidamente in vista del tuo prossimo allenamento.

In Conclusione

Il Run Walk Run è davvero un’ottima metodologia di allenamento che, adattata alle diverse caratteristiche e obiettivi di ogni corridore, può essere di grande giovamento per chiunque.

Indifferentemente dal tuo livello di allenamento, ti consigliamo di provare ad inserire tratti di camminata durante la tua corsa e vedrai che ne trarrai enormi benefici, sia in termini di benessere e di prevenzione infortuni che di performance.

(Fonte: correrenaturale.com)

Circuit training - Podismo

I circuiti o circuit training possono essere inseriti in una preparazione per la corsa e svolgono una funzione utilissima per l'allenamento di ogni parte del corpo.

Tre mesi e mezzo per una mezza maratona

Il programma dettagliato per preparare una mezza maratona in 14 settimane, rivolto ad atleti con livello di preparazione intermedio (minimo 4 sedute settimanali).
Il programma è stato elaborato da Nike+ Run Club.

Contratture, stiramenti e strappi muscolari

La Contrattura

La contrattura muscolare
Contrattura muscolare: contrazione involontaria, insistente e dolorosa di uno o più muscoli scheletrici. Il muscolo coinvolto si presenta rigido e l'ipertonia delle fibre muscolari è apprezzabile al tatto.
La contrattura è di per sé un atto difensivo che insorge quando il tessuto muscolare viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologico. L'eccessivo carico innesca un meccanismo di difesa che porta il muscolo a contrarsi. Le cause predisponenti possono essere di natura meccanica e/o metabolica ma non sono state ancora definite con chiarezza. Ciò che si sa è che sono in qualche modo correlate ai seguenti fattori:

  • mancanza di riscaldamento generale e specifico
  • preparazione fisica non idonea
  • sollecitazioni eccessive, movimenti bruschi e violenti
  • problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione
  • muscolo affaticato.

La contrattura è la meno grave tra le lesioni muscolari acute poiché non causa alcuna lesione anatomica alle fibre. Ciò che si verifica è semplicemente un aumento involontario e permanente del loro tono.